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Protesi di anca

domande e risposte

Le artroprotesi di anca: se avete domande specifiche lasciate un commento e non mancheremo di rispondere.

  • La protesi di anca sostituisce l’articolazione coxo-femorale, che permette la mobilità tra bacino e femore. Le protesi sono generalmente totale (sostituiscono i due lati dell’articolazione), ma in certi casi possono essere utilizzate delle endoprotesi che sostituiscono solo la parte femorale dell’articolazione.

  • Quando l’handicap legato all’usura articolare è troppo fastidioso e limitante nelle vita quotidiana e quando la fisioterapia ed i trattamenti farmacologici (antinfiammatori, infiltrazioni) non sono più efficaci: a questo punto un intervento di protesi di anca si impone.

    La protesi non è un semplice rimedio contro il dolore locale: liberando un’articolazione a funzionalità ridotta, la protesi di anca permette anche di ridurre lo stress sul ginocchio o alla schiena, e quindi di migliorare la qualità di vita.

  • Ad eccezione di una frattura del collo femorale, si tratta di malattie reumatologiche. La più frequente è l’artrosi. L’origine della coxartrosi (artrosi dell’anca) è nella maggior parte dei casi meccanica, congenita o post traumatica.

    La necrosi ossea e le artriti infiammatorie sono delle cause meno frequenti.

  • L’osteoporosi è la traduzione dell’invecchiamento scheletrico con conseguente riduzione della resistenza ossea e aumento del rischio di frattura.

    Salvo casi estremi, si tratta dunque di un inconveniente e non di una controindicazione, ma sono necessari accertamenti (Rx, TAC e MOC) per decidere il tipo di impianti da utilizzare e la necessità o no della loro cementazione.

  • Bisogna separare i materiali articolari (responsabili della mobilità della protesi) da quelli inseriti nell’osso (responsabili della fissazione della protesi).
    I materiali a contatto con l’osso devono permettere l’osteo integrazione, cioè la ricrescita dell’osso a contatto con la protesi. Il materiale scelto è spesso il titanio. Questo può essere ricoperto da idrossiapatite di calcio (osso sintetico) per accelerare la ricrescita dell’osso o trattato meccanicamente per ottenere una rugosità maggiore. L’alternativa a questa fissazione biologica, comparabile alla consolidazione di una frattura, è l’utilizzo di un cemento chirurgico (colla acrilica).
    I materiale articolari che possono essere combinati tra di loro, sono essi stessi scelti per la propria resistenza alla frizione ed all’usura: si può trattare di polietilene, di acciaio, di cromo cobalto e di ceramica.
    Le scelte, fatte dal chirurgo in funzione del tipo di paziente: età, peso, malattia in causa, attività svolte e della qualità dell’osso devono essere spiegate e condivise con il paziente stesso.

    Non esistono materiali indistruttibili o eterni. Ogni materiale impiantato deve poter essere rimosso in caso di necessità.

  • Quando le anomalie anatomiche sono tale da non permettere, con delle protesi standard, di ripristinare un giusto centro di rotazione.
    Una pianificazione preoperatoria sistematica, realizzata sulla base di radiografie e di un esame TC ci permette di fare una precisa analisi della situazione.

    Per questi casi particolari (malformazioni, gravi e non), abbiamo la possibilità di richiedere la realizzazione di una componente femorale su misura, più costosa e con tempi di costruzione più lunghi, ma che garantisce una migliora ricostruzione articolare.

  • La navigazione permette teoricamente il controllo del perfetto posizionamento degli impianti, ma necessità per il momento di apparecchiature voluminose e dell’impianto di diversi riferimenti metallici a distanza della cicatrice. Il rapporto rischio/beneficio non è ancora chiaramente in favore della navigazione sistematica, ma dovrebbe cambiare con l’evoluzione della chirurgia robotica.

    Per contro, la pianificazione pre-operatoria può essere di grande utilità al chirurgo, in particolare per evitare una differenza di lunghezza degli arti inferiori o una tensione eccessiva sui muscoli glutei.

    Questa pianificazione è il disegno dell’anca da operare, realizzato grazie a radiografie e all’esame TC utilizzando un software specifico.

    Notiamo che una sensazione di eccessiva lunghezza è un fatto corrente nelle prime settimane dopo l’intervento. Si tratta di una dismetria “funzionale” legata alla rigidità del bacino e che diminuisce o scompare col tempo.

  • Nel caso di un primo impianto, può essere necessario un auto-trapianto al fine di migliorare l’alloggio e dunque la stabilità del componente cotiloideo (del bacino). In questo caso viene utilizzata la testa femorale del paziente stesso.

    Nel caso di una revisione di protesi per mobilizzazione, il ricorso a degli innesti può essere utile per ricreare un alloggio osseo propizio all’osteointegrazione (la fissazione biologica).
    In questo frangente potrà essere utilizzato sia un trapianto (osso umano irradiato, congelato o trattato con sostanze chimiche) sia un “sostituto osseo” (osso sintetico).
    In ogni caso non si tratta di un vero e proprio trapianto, nel senso che a venire impiantata è solo la trama minerale che verrà ricolonizzata e trasformata in osso vivo in un secondo tempo.
    Questo periodo di adattamento farà ritardare la ripresa del carico

  • I progressi ci conducono regolarmente ad adottare nuove tecnologie per migliorare stabilità e ridurre l’usura delle componente.
    Parlando di primi impianti, le protesi attuali non esistevano 15 o 20 anni fa. È quindi impossibile rispondere formalmente alla domanda: quanto durerà la mia protesi?

    Il reintervento per sostituire tutta o una parte della protesi è un evento indesiderato, ma non è una complicanza e deve essere sempre preso in considerazione nella vita di un paziente portatore di una protesi da oltre 20 anni.
    Per quanto riguarda le revisione di protesi, la durata con i nuovi materiali dovrebbe essere migliorata ma è ancora troppo presto per poter avere delle statistiche veritiere.

  • Ogni operazione chirurgica comporta dei rischi e le comorbidita associate possono aumentare questi rischi. Il rischio zero non esiste, ma il lavoro dell’équipe chirurgica e anestesiologica consiste nel prevenire le complicanze nella misura del possibile.

    • L’ematoma è possibile se pensiamo che l’osso viene sezionato (i globuli rossi sono fabbricati nelle ossa). Nella maggior parte dei casi l’ematoma si riassorbe spontaneamente. Un’ecchimosi (colorazione blu della pelle senza raccolta) non deve essere scambiata con un ematoma.
    • L’infezione acuta è rara. La contaminazione avviene attraverso la pelle e questo giustifica le draconiane precauzioni intorno a questa chirurgia: ambiente sterile, maniacale preparazione del sito chirurgico sia in reparto che nel blocco operatorio, somministrazione preventiva di antibiotici.
    • La flebite (coagulo in una vena) è prevenuta con un trattamento sistematico di anticoagulanti, facendo alzare il paziente precocemente e facendogli indossare delle calze antitrombo. Tuttavia, la possibilità che questa possa sopravvenire e la sua potenziale gravità (embolia polmonare), devono incitare l’équipe chirurgica a riconoscerne i segnali e, al minimo dubbio, a far effettuare un esame doppler.
    • Una frattura ossea al momento dell’impattazione degli impianti o dopo la ripresa del carico, viene spesso evidenziata secondariamente. Questa complicanza giustifica ldi effettuare delle radiografie post operatorie, che vengono poi ripetute intorno alla prima settimana postoperatoria.
    • La lussazione della protesi può sopravvenire nei primi due mesi dopo l’intervento . La prevenzione giustifica sia la scelta di certi tipi di protesi nei soggetti anziani , sia un’efficace riabilitazione per tutti i pazienti al fine di evitare i principali movimenti a rischio lussazione.

    Questo rischio è notevolmente ridotto con la via di accesso anteriore mini invasiva.
    L’ematoma, l’infezione, la frattura e la lussazione possono rendere necessario un reintervento in urgenza.

  • Ogni intervento, con l’anestesia che l’accompagna, può far correre questo rischio. Se lo stato generale del paziente è buono questo rischio è minimo, se lo stato generale è precario (età molto avanzata, gravi malattie cardiache o polmonari, obesità) questo rischio deve essere perfettamente valutato e spiegato prima dell’intervento, in particolare durante la visita pre anestesiologica.

    Ricordiamoci che, al di fuori di una frattura del collo del femore, il posizionamento di protesi di anca è considerato un intervento cosiddetto di “confort”.

    • L’usura e le sue conseguenze sono fenomeni ineluttabili dopo 20-25 anni dall’intervento. Essendo asintomatica, visto che la protesi non è innervata, è auspicabile un controllo radiografico regolare. L’usura può portare ad un reintervento.
    • La mobilizzazione, cioè la rottura dei mezzi di unione tra l’osso e gli impianti, che siano o meno cementati, conducono all’apparizione di dolori e ad un probabile reintervento. All’origine del fenomeno di mobilizzazione ci può essere la “fatica” del cemento ( per le protesi cementate) o quella dell’osso (per quelle non cementate), ma anche la presenza di detriti d’usura del polietilene e conseguente osteolisi. La diagnosi di mobilizzazione, si basa sugli esami radiografici, sulla scintigrafia e sull’esame tc. Può sopravvenire rapidamente ed in questo caso si parla di non fissazione primitiva. La mobilizzazione si verifica più di frequente tardivamente ed è spesso associata all’usura.
    • L’infezione tardiva sopravviene nella maggior parte dei casi per via ematogena a partire da un focolaio (denti, vescica, polmoni) da qui l’interesse di una valutazione preoperatoria di questi. Successivamente è fondamentale che il soggetto portatore di protesi curi in modo particolare l’igiene. L’infezione porta spesso ad una mobilizzazione e ad un reintervento.
    • La rottura dell’impianto, in particolare della componente femorale metallica o della testa in ceramica, è un evento raro e fastidioso che porta ad un reintervento spesso difficile ed urgente.
  • No: “rigetto” è un termine improprio che caratterizza in realtà la non riuscita di un trapianto per un motivo immunitario.
    I materiale industriali utilizzati per la composizione delle protesi di anca sono inerti, bio compatibili ed i fenomeni di allergia sono estremamente rari.

    I frammenti di usura del polietilene sono tossici e possono dare luogo a dei fenomeni infiammatori dolorosi (granuloma, osteolisi, mobilizzazione).

    Un’infezione della zona della protesi può trasformarsi in rigetto.

  • L’artroprotesi di anca non è il più doloroso tra gli interventi. Le terapie contro il dolore sono molto numerose e codificate.
    L’anestesista, che gestisce questa competenza, spiegherà al paziente i diversi modi di prevenzione e di cura contro il dolore post operatorio. Di norma, i dolori essenziali si attenuano dopo 48 ore.

  • Se si tratta di un’indicazione di coxartrosi banale e al di fuori di una morfologia particolare, la durata dell’intervento oltrepassa raramente un’ora.

    Per un intervento di sostituzione ne occorrono 2 o 3.

    È necessario non confondere la durata dell’atto operatorio con il tempo che il paziente trascorre nel reparto operatorio. Di fatto il paziente passa più ore nella sala operatoria dove si realizza la preparazione all’intervento, l’intervento stesso, il “risveglio” del paziente con monitoraggio dei suoi parametri vitali e la radiografia di controllo. Il paziente che è autorizzato a ritornare in camera, è stabilizzato dal punto di vista dei parametri vitali e la terapia antidolorifica è stata impostata.

  • Un’ora, una settimana, un mese: questi potrebbero essere i parametri di riferimento di uno scenario ideale.
    Un’ora di chirurgia, una settimana di ricovero compresa la riabilitazione iniziale, un mese di rieducazione da esterno.

    Un’ora di chirurgia, ma di fatto tre o quattro ore di stazionamento nel reparto operatorio se si contano i trasferimenti, la preparazione, l’anestesia, l’intervento ed il risveglio. Ed occorre calcolare un tempo maggiore nei casi di sostituzione.
    Una settimana di ricovero che può essere prolungata fino a 10 g per un caso difficile o una revisione.
    Nei casi semplici e quando il paziente lo richiede, il ritorno a casa può avvenire anche in terza giornata.
    Un mese di rieducazione, ma fino a 2 anni per un caso complesso (lussazione congenita alta, protesi su artrodesi pregressa).

  • La rieducazione post operatoria immediata è indispensabile per ridurre il rischio di lussazione dell’articolazione protesica e per rimettere in piedi il paziente al massimo in 24 ore.

    In un secondo tempo, l’obiettivo della rieducazione è quello di correggere un certo numero di vizi posturali acquisiti col tempo: asimmetria del passo, posizioni scorrette di compensazione, ritrazioni e deficit muscolare.

    L’obiettivo è di ritrovare un’anca il più “normale” possibile, quindi indolore.

  • Il rischio di lussazione è reale i primi due mesi post-operatori. I momenti a rischio sono quando si entra e si esce dall’auto. Per questo motivo durante il primo mese post operatorio l’uso dell’auto anche come passeggero è sconsigliato.
    Per guidare occorre la forza di appoggio sui pedali e la reattività per frenare. Ragionevolmente, per un primo impianto per via anteriore mini-invasiva, si può pensare a ritornare alla guida dopo circa un mese e tre mesi dopo una revisione, quando si abbandona progressivamente le stampelle.

    Esiste di più un problema di possibile non copertura assicurativa in casi di incidenti e consigliamo di contattare il suo assicuratore per chiarire le condizioni della sua polizza.

    Così, ragionevolmente, è sconsigliato guidare l’auto per un mese o meglio fino all’abbandono delle stampelle.

  • Questo dipende dal tipo di lavoro. Un’attività sedentaria potrebbe essere ripresa una o due settimane dopo l’intervento. Un lavoro di forza necessiterà una sospensione di 3 o 4 mesi.

    In ogni caso, un buon mese di convalescenza, dedicato alla riabilitazione potrebbe essere un tempo minimo da suggerire.

  • Sì, e bisogna separare le visite in due tipi:

    • quelle del primo anno postoperatorio che verificano il ricupero dell’escursione articolare, la correzione dei difetti della deambulazione e la corretta fissazione della protesi con i Rx fatti a 6 e 12 mesi;
    • quelle successive più o meno a scadenza bi annuale per verificare il mantenimento del tono muscolare e l’assenza di deteriorazione della fissazione ossea della protesi su Rx in AP e LL.

    L’usura della protesi diventa dolorosa solo quando i detriti creano una flogosi con progressivo scollamento degli impianti. Solo un monitoraggio delle radiografie può evidenziare segni di usura e rendere possibile un trattamento anticipato.

  • Gli sport senza impatti e senza rischi di distorsioni sono raccomandati se lo stato generale lo permette: nuoto, bicicletta, ginnastica a terra.

    Le attività a rischio di lussazione sono sconsigliate: arti marziali, calcio, tennis. La corsa a piedi, visti i ripetuti i choc da impatto, non è ideale, ma neppure vietata. La sua pratica regolare può condizionare la scelta dei materiali protesici.

  • Sì, se lo stile di vita è rigoroso, se non si eccede con il peso, se si evitano “colpi” ripetuti.
    No, se la vita “normale” è quella di un kamikaze.
    L’attività fisica è consigliata poiché mantiene il tono muscolare, necessario a mantenere in forza la struttura ossea. Inoltre, il movimento articolare lubrifica in modo naturale l’articolazione protesizzata. Un’anca morbida si usura quindi più lentamente.

    Lo screaning di eventuali infezioni periferiche (dentarie, vescicali, polmonari) ha un’importanza capitale per la longevità di una protesi.

  • Occorrono da sei mesi ad un anno. Oltre questo lasso di tempo, soltanto la muscolatura può fare dei progressi per un ulteriore anno, soprattutto nei casi più complessi (lussazione congenita, ad esempio).

  • Vista la massa metallica e la sensibilità maggiore dei metal detector, la protesi può effettivamente far suonare gli allarmi degli aeroporti. Un semplice attestato stilato dal chirurgo, permette di affrontare questo evento senza problemi.
Commenti
marta
2 LUGLIO 2016 A 14:519
buongiorno, volevo fare una domanda… il mio compagno ha avuto l’intervento all’anca alcuni anni fa.. ma purtroppo dopo qualche anno dall’intervento c’è stato il rigetto… con il rischio di setticemia nel sangue… dopo questa esperienza il mio compagno nn vuole più ‘ ripetere l’intervento, la mia domanda è: che rischi si possono compromettere camminando senza protesi?
Dottor Bernard Gassend
3 LUGLIO 2016 A 6:55
Bongiorno signora, mi è difficile di fare una diagnosi precisa a distanza, e mancano precizazioni alla storia del suo compagno. Un’infezione su protesi è sempre possibile, è un evento avverso molto grave, ma che oggi è spesso possibile di risolvere con protocolli precisi di antibioterapia e uno o più interventi. Tuttavia, la volontà del suo compagno di intraprendere un percorso terapeutico è indispensabile.
Cordiali saluti.
maria angela
31 AGOSTO 2016 A 3:38
Le calze antitrombo per quanto tempo si tengono grazie
Dottor Bernard Gassend
4 SETTEMBRE 2016 A 5:49
Attualmente, con le nuove tecniche operatorie miniinvasiva e la mobilizzazione precoce, le calze antitrombo non sono più sempre indispensabili.
La decisione dipende del caso (presenza di varici, obesità, impossibilità di muoversi rapidamente … ) Nel caso di necessità di calze, quelle devono essere portate per circa 1 mese dall’intervento.
Cordiali saluti.
Ettore S.
11 MARZO 2017 A 11:18
Buongiorno, volevo chiedere una cosa. Mia madre ha subito un intervento di protesi d’anca anni fa. Poco dopo l’intervento ha sviluppato una anemia emolitica autoimmune. É possibile che questa patologia cronica dipenda dalla protesi o da qualche infezione dovuta a quest’ultima? Mia madre prima dell’intervento non aveva nessun problema e stava bene. Cercando nel web mi risulta che in alcuni soggetti il titanio crea problemi causati da metallosi.
Grazie
Dottor Bernard Gassend
12 MARZO 2017 A 8:04
Buongiorno,
la metallosi è un deposito di particelle metallici nella sinovia articolare in seguito ad usura di componenti della protesi; non è una reazione allergica al titanio.
L’anemia emolitica autoimmune è nel 50% dei casi primitiva (senza origine) e negli altri casi secondaria a malattie autoimmune o a reazioni a farmaci.
Sarebbe opportuno un parere ematologico per accertare l’origine di questa anemia e effettuare dei test allergici ai metalli (Cromo, Cobalto, Nickel, Titanio).
Cordiali saluti.
Franco
28 LUGLIO 2017 A 8:20
Buongiorno, nel 2008 mia moglie e’ stata sottoposta a intervento di protesi anca..metallo-metallo, in sede di visita aveva fatto presente di essere allergica al Nichel , non era stata sottoposta ad accertamenti x allergie, dopo 3 anni ha dovuto effettuare la revisione per Granulomi da detriti…sotituita la protesi con materiale di ceramica, il medico che ha effettuato il primo intervento ci aveva risposto dicendo” precisando che l’eventuale predisposizione preintervento di test allergologici specifici non avrebbe comunque consentito di identificare il paziente quale a rischio per lo sviluppo di granuloma da metallo né nel 2008 né oggi esistono misure di prevenzione efficaci applicabili a livello clinico, che siano idonee ad individuare un paziente a rischio di sviluppo di una reazione locale o sistemica ai metalli contenuti negli impianti protesici coxo- femorali” io credo che un’attività preventiva consentirebbe di diagnosticare non solo un’allergia specifica, ma orientare il chirurgo verso la scelta della protesi più compatibile con le necessità del malato….lei cosa ne pensa di tutto questo? Grazie e buona giornata
Dottor Bernard Gassend
16 AGOSTO 2017 A 6:47
Buongiorno,
al nostro parere, per quanto riguarda la prevenzione di reazioni avversi a protesi metallo metallo, non esiste un’attività preventiva consolidata.
La logica, “oggi” è di ridurre il più possibile la scelta di protesi metallo metallo, di chiedere nella visita pre operatoria l’eventuale conoscenza di allergie e di verificare tale allegazione con test allergici. In seguito ai risultati si deciderà il tipo di materiale da impiantare.
Cordiali saluti.
anna boldrini
15 AGOSTO 2017 A 11:14
ho subito un intervento all’anca sinistra quattro mesi fa con accesso anteriore mininvasivo. a tutt’oggi ho ancora deficit dello spe e parastesia nella parte esterna del polpaccio e della coscia. l’emg rileva severi segni di sofferenza a carico del nervo sciatico con prevalente interessamento nel territorio dello sciatico popliteo esterno. La fisioterapia non ha sortito grandi effetti tranne quello di rinforzare i muscoli della gamba stessa. mi e’ stato proposto un intervento di trasposizione tendinea. vorrei sapere la sua opinione e cosa devo fare con queste parastesie. non ho dolore ma un tormento che non mi abbandona quasi mai e di notte e’ davvero insopportabile.Nel frattempo sono entrata anche in menopausa….che fortunata eh…Aiuto
Dottor Bernard Gassend
16 AGOSTO 2017 A 6:59
Buongiorno signora,
è difficile fare una diagnosi “virtuale” senza esaminare la paziente, ma, tuttavia, non capisco il collegamento tra un’intervento per via anteriore e una paresia dello sciatico. Penso che bisognerebbe indagare di più sull’origine del deficit sciatico con Rx e Risonanza magnetica del rachide lombare. A distanza di solo quattro mesi, non è ancora necessario prevedere un’intervento, ma consiglio di effettuare un secondo EMG con un intervallo di 3 mesi per vedere l’evoluzione del deficit.
Cordiali saluti.
Maria Rosa
16 FEBBRAIO 2018 A 16:118
Buo pomeriggio, nel febbraio 2006 mi è stata impiantata una protesi all’anca sinistra al titanio con testa in ceramica! Per un forte dolore al fianco destro mi è stata consigliata una risonanza magnetica lombare! È possibile farla col mio tipo di protesi? Grazie mille!
Dottor Bernard Gassend
16 FEBBRAIO 2018 A 16:2
Buonasera signora,
normalmente non esistono problemi per effettuare una RM con una protesi in titanio e ceramica, tuttavia le consiglio di rivolgersi al suo ortopedico per conoscere tutti materiali impiegati nell’intervento.
Cordiali saluti.
Cesare Patara
1 MAGGIO 2018 A 18:02
gent.mo dott. Gassend,
non so se si ricorda di me, sono passati molti anni. Nel 1992 ho subito la protesizzazione di anche e ginocchia ad opera del dott. Gérard LEGRE ed ora per altri motivi dovrei effettuare una RM. Purtroppo ho perso la documentazione relativa alle protesi, lei sa se queste protesi sono “MR safe” o saprebbe indicarmi a chi rivolgermi per avere informazioni in merito?
La ringrazio anticipatamente,
cordiali saluti,
Cesare Patara
Dottor Bernard Gassend
1 MAGGIO 2018 A 18:41
Buonasera signor Patara, la protesi d’anca è in titanio, ma la testina è in lega di metallo inox come lo è la protesi di ginocchio.
Lo devo segnalare al radiologo
Ricci Maria
22 DICEMBRE 2018 A 15:40
Salve Egregio e … mi permetta … “Fantastico” Dr. Gassend sono stata dimessa ieri da Villa Ulivella dopo l’ intervento di protesi totale all’anca destra con accesso anteriore definito anche “taglio bichini” !!! Ancora un pochino timorosa a causa della mia, come giustamente da Lei definita “partenza posticipata”, al mio rientro a casa, con estrema cautela, ho anche salito le scale … oggi un pochino di esercizi come indicati in palestra dai fisioterapisti di Villa Ulivella…cosa dirle di più? … che ringrazio la vita, il destino o forse la fortuna per avermi fatto incontrare un medico come Lei, con una professionalità ed una umanità uniche. Grazie di cuore ora e per sempre e tanti tanti tanti Auguri per questo ormai vicinissimo Natale
Dottor Bernard Gassend
22 DICEMBRE 2018 A 21:24
Gentile signora, la ringrazio per questi complimenti che ovviamente si estendono a tutta l’equipe, in particolare i Dottori Arlaud e Accardo e il suo “Angelo Custode” Leonardo. Buon proseguimento e i nostri migliori Auguri per un Natale diverso.
Miriam
10 FEBBRAIO 2019 A 18:37
Buongiorno Mia suocera nel 2004 ha subito un intervento di artroprotesi dell’anca dx e successivamente nel 2006 quella dell’anca sx. Nel 2017 ha subito un intervento di ricostruzione del bacino (con innesto osseo, cementificazione e diverse viti) per sfondamento bacino dovuto ad usura dell’artroprotesi di dx. Due anni dopo l’impianto di ricostruzione non ha tenuto e contemporaneamente la protesi di sx è a forte rischio di lussazione. Mia suocera soffre da anni di marcata osteoporosi ed ha 83 anni. Ora è inevitabilmente in carrozzina. Ci dobbiamo rassegnare? Grazie infinite
Dottor Bernard Gassend
11 FEBBRAIO 2019 A 6:34
Buongiorno signora,
il caso della sua suocera sembra difficile, ma prima di arrendersi, bisogna fare una diagnosi precisa e ricercare il materiale più adatto alla situazione. Il punto essenziale è che deve rimane abbastanza tessuto osseo per poter fissare le nuove componente della protesi. Per il rischio operatorio, la valutazione deve tenere conto anche delle altre patologie della paziente che lo possono aumentare.
Sarebbe opportuno, mandarci via mail all’indirizzo info@studioortopedicopytheas.com, l’ultima Rx del bacino in suo possesso e la lista dei farmaci assunti per effettuare una prima valutazione.
È ovvio che questa prima valutazione online non ha valenza di diagnosi definitivo.
Cordiali saluti.
Giorgio
27 OTTOBRE 2019 A 17:36
Buon giorno dottore, sono stato operato di protesi anca dx il 16.09.2019, sono alla settima settimana, faccio lunghe passeggiate e cyclette mi sembra vada tutto bene sento solo un leggero fastidio all’inguine e gluteo però ho la sensazione di zoppicare leggermente. E’ normale secondo Lei? camminerò sempre claudicando? grazie per la cortese risposta che mi vorrà dare.
Dottor Bernard Gassend
27 OTTOBRE 2019 A 19:09
Buonasera, è un pò difficile darli una risposta senza sapere come è stato operato (cicatrice anteriore, laterale, posteriore?) quanti anni ha, come è la sua situazione muscolare, da quanti anni camminava male prima dell’intervento.
In ogni caso, 7 settimane sono poche, Lei fa già lunghe passeggiate, la situazione mi sembra abbastanza positiva per sperare in una ripresa completa entro 6 mesi dall’intervento.
Giorgio
27 OTTOBRE 2019 A 17:36
La ringrazio per la cortese risposta, ho 68 anni, cicatrice anteriore , più di due anni prima dell’intervento ero già condizionato nei movimenti, la mia situazione muscolare è discreta ho sempre fatto sport a livello amatoriale (tennis, bici, ballo e trekking in montagna). Buona giornata
Dottor Bernard Gassend
29 OTTOBRE 2019 A 5:29
Allora deve solo avere pazienza e fiducia.
giovanni vicedomini
14 NOVEMBRE 2019 A 19:42
Buonasera, gent.mo dr. Bernard Gassend, ho 73 anni, sono stato operato di protesi anca il 1 luglio 2019, quattro mesi circa, sin dal primo controllo ho avuto un dolore alla natica della gamba interessata, tale dolore si intensifica se cammino a passo svelto o se faccio cyclette o camminare in salita. Da un esame di eco muscolo tendineo è emerso : In esiti di PTA ds presenza falda liquida peritrocanterica si associa la presenza di numerose linfadenopatie in sede inguinale e radice della coscia ds con caratteri di reattività post flogistica. Utile verifica clinico-ortopedica. Uso ancora alza water e cuscini sulla sedia e per guidare auto…. In seguito ho fatto un emocromo ove non si evidenzia infezioni. L’ortopedico mi ha prescritto una risonanza magnetica. Sono normali tali sintomi dopo intervento prima menzionato? Questa situazione mi sta procurando molta ansia è il caso di preoccuparsi? Ringrazio per la cortese risposta che mi vorrà dare.
Dottor Bernard Gassend
16 NOVEMBRE 2019 A 6:46
Buongiorno signor,
risentire dolori nei 6 primi mesi postoperatori, dopo una PTA non è anomalo, ma non deve essere sottovalutato. Mi sembra che Lei sia seguito con attenzione dal suo ortopedico che ha prescritto gli esami più appropriati per il suo caso. Consiglio di diminuire l’attività per ridurre le tensioni muscolari per una decina di giorni e di rivalutare la situazione con il suo ortopedico dopo la RM.
Cordiali saluti.
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