La necessità della revisione di una protesi d’anca può dipendere da diversi motivi:
Questo intervento necessita di una diagnosi precisa che è resa possibile grazie agli esami radiografici di base e agli esami para-clinici, come la scintigrafia ossea e la TC.
I rischi sono controllati previ esami preoperatori completi e grazie alla scelta di una tecnica chirurgica e al materiale più adatto alla situazione del paziente.
I problemi possono interessare la componente acetabolare, femorale o entrambe. Le diverse cause si possono combinare, per creare situazioni molto complesse.
I casi più difficile da trattare sono le infezioni su protesi, che spesso rendono necessario una revisione in due tempi operatori a distanza di mesi ( rimozione della protesi infetta e posizionamento di uno spaziatore di cemento che sarà rimosso nel corso del secondo intervento per l’impianto della nuova protesi), per avere una buona possibilità di guarigione.
L’infezione deve essere sempre sospettata nei casi di mobilizzazione di protesi e deve essere accertata con esami ematici (Emocromo, VES e PCR), indagine radiologica (scintigrafia ossea, TC / RM) e, al minino dubbio, con un’aspirazione intra-articolare per prelevare liquido e effettuare esame colturale.
Nel caso di revisione del solo cotile (+/- il 70% delle revisione), ci troviamo molto spesso in situazione abbastanza tranquille, con perdita ossea peri protesica minima, salvo qualche caso complicato o estremamente complesso.
Le sostituzione del solo stelo sono poco frequenti e, spesso, legate a fratture peri-protesiche o a rottura del materiale.
Le revisione totali sono le più complesse, per problemi legati alla rimozione dello stelo precedente che può essere molto difficile, soprattutto nei casi di steli cementati.
In certi casi, è necessario effettuare un’apertura del femore prossimale (emi-femorotomia), per procedere alla rimozione dello stelo e del cemento nel canale femorale.
Una volta eseguita la preparazione dell’alloggio della nuova protesi, il femore viene ricostruito intorno al nuovo stelo e fissato con cerchiaggi metallici.
L’evoluzione delle tecniche chirurgiche e degli impianti protesici permette attualmente di ridurre notevolmente il peso di questo tipo di interventi.
La durata del ricovero nel reparto di chirurgia è variabile in base al tipo di intervento (totale / parziale / in 2 tempi) e va dai 3 ai 5 giorni, salvo complicazioni.
La ripresa del carico può essere:
Il ritorno alla normalità è previsto, in base al tipo d’intervento, tra uno e tre mesi post-operatori.
Quando è necessario realizzare una sostituzione di cotile su protesi d’anca spesso ci troviamo davanti a gravi danni ossei dovuti al riassorbimento osseo intorno all’impianto mobilizzato.
Diversi tipi di materiale ci aiutano a risolvere al meglio questi problemi:
Cotili di revisione | Cotile a doppia mobilità | Cotile con interfaccia macroporosa | Cotile a doppia mobilità cementato |
A lato una protesi cementata (cotile e stelo) con viti di rinforzo e coppia di frizione metallo-polietilene è stata sostituita dopo 19 anni da una protesi non cementata press-fit con coppia di frizione ceramica-ceramica.
La sostituzione dello stelo di una protesi d’anca è un intervento importante che comporta due tempi: la rimozione del vecchio stelo e il posizionamento del nuovo.
Per quanto riguarda l’estrazione, la sua difficoltà dipende dal modo di fissazione dello stelo da cambiare.
Nel caso di uno stelo cementato (la quasi totalità delle protesi degli anni 70-80), il cemento invecchiando si modifica e si scolla, creando una sofferenza dell’osso circostante ed il suo assottigliamento. La rimozione della protesi in questi casi è pericolosa e si può complicare con frattura per-operatoria.
Nel caso di uno stelo non cementato, la mobilizzazione della protesi è spesso incompleta e i punti d’aderenza rimanenti rendono difficile l’estrazione della medesima.
Per quanto riguarda l’inserimento della nuova protesi, è necessario raggiungere una buona aderenza dello stelo di revisione e colmare i deficit rimasti dopo l’estrazione.
Questi obiettivi possono essere raggiunti con la cementazione dell’impianto o con uno stelo di revisione più lungo a fissazione biologica (titanio poroso o idrossiapatita di calcio).
La nostra evoluzione ci ha portato a cercare di effettuare la sostituzione senza cemento, per evitare di danneggiare ulteriormente il tessuto osseo. Ma questa scelta deve essere ponderata da un’accurata valutazione rischio- beneficio.
Per evitare le fratture per-operatorie, utilizziamo nella quasi totalità dei casi la tecnica dell’osteotomia femorale, che ci permette di:
Per noi, oggi, la revisione della protesi d’anca deve riavvicinarsi ad una situazione paragonabile ad un primo impianto. Per questo, cerchiamo di ottenere:
Il rispetto del capitale osseo e muscolare è il miglior garante della stabilità della protesi e della sua longevità: il nostro scopo è non creare situazioni incontrollabili nel futuro.