Le deformazioni minori fanno parte dei fattori di rischio dell’artrosi.
La correzione delle stesse rispetta l’articolazione naturale e si distingue dalla chirurgia radicale con impianto di protesi.
Risulta interessante soprattutto quando si tratta di una chirurgia a carattere definitivo.
Un difetto di copertura della testa femorale è chiamato displasia.
Si tratta di una patologia congenita ed ereditaria che predispone direttamente all’artrosi.
Se viene realizzata abbastanza presto, la copertura chirurgica della testa femorale può bloccare il processo artrosico.
Diversi procedimenti possono essere adottati, ma per ogni caso occorre effettuare un esame radiografico ed un esame TC.
Se la deformazione pregiudica essenzialmente il femore, spesso quando il collo è troppo verticale, l’indicazione prioritaria è quella di una correzione degli assi femorali.
Malauguratamente i numerosi inconvenienti delle osteotomie femorali (lungo periodo di astensione da una vita attiva, deformazioni poco propizie ad un eventuale ulteriore intervento di protesi di anca) hanno reso desuete questo tipo di correzioni. Il chirurgo preferirà aspettare un’artrosi evoluta per proporre una protesi al paziente.
Se il difetto di copertura riguarda il bacino, si parla di displasia cotiloidea.
In questo caso, possono essere proposti due tipi di intervento.
Il primo, ideale, permette di riorientare totalmente la cavità cotiloidea intorno alla testa femorale attraverso la sezione dei punti di ancoraggio: l’ala iliaca, l’ischio ed il pube. Questa ‘tripla osteotomia‘ sviluppata dallo svizzero Reynold Ganz, è un intervento pesante per il decorso, le cicatrici e gli inconvenienti neurologici. È indicato soltanto nei casi di gravi displasie, dolorose, ad uno stadio pre-artrosico.
Le tecniche di tettoplastica sono più datate. Come per le osteotomie femorali, il loro scarso rendimento e il miglioramento costante delle protesi, ha ridotto le loro indicazioni.
La tecnica di tettoplastica per-cutanea sviluppata da Philippe Chiron è la meno aggressiva: un frammento della cresta iliaca viene prelevata grazie ad una piccola incisione (3 cm). Un’altra incisione della stessa dimensione permette, dopo una preparazione, di avvitare il frammento al di sopra della testa femorale scoperta, sotto controllo radioscopico. L’inattività del paziente è breve. Dal punto di vista estetico non ci sono cicatrici evidenti e soprattutto se nel futuro dovesse essere necessario impiantare una protesi, il successo di questo intervento non sarebbe inficiato da un’ eventuale deformazione supplementare.
Alcune particolari morfologie possono portare ad una coxartrosi a causa dei conflittti che possono verificarsi tra la testa femorale e la cavità cotiloidea. Se il collo del femore è troppo spesso, opponendosi al gioco articolare, può creare un conflitto per ‘effetto cama’.
Tale morfologia, frequente nello sportivo (jogging, ballo) può essere all’origine di una coxartrosi su soggetti giovani di sesso maschile.
La correzione chirurgica della cama con un intervento mini invasivo o in artroscopia, può bloccare il fenomeno ad uno stadio di pre-artrosi (apparizione dei dolori senza lesione obiettiva della cartilagine).
Inversamente, l’esagerato affossamento della testa femorale in soggetti più anziani di sesso femminile crea un ‘effetto pinza‘. In tale situazione non sarà possibile proporre una vera e propria correzione chirurgica del difetto.