La durata di una protesi totale di anca o di un protesi di ginocchio dipende da diversi fattori. Oggi i dati sono molto rassicuranti: ecco alcune considerazioni.
Dottore, può dirmi quale sarà la durata della mia protesi?
Se devi sottoporti ad un intervento, probabilmente ti interesserà sapere quale sarà la durata negli anni della tua protesi di anca o di ginocchio, e quali sono i materiali utilizzati per realizzarla. Ecco i quesiti fondamentali che qualsiasi chirurgo ortopedico e traumatologo deve chiarire con il proprio paziente prima di un’operazione. Ma... quale sarà la durata di una protesi, è sempre la principale preoccupazione del candidato all'intervento.
Per rispondere a questa domanda, bisogna essere consapevoli che la protesi articolare è un complesso meccanico impiantato in un organismo vivente, la cui funzione è supportare il peso corporeo e permettere i movimenti necessari per assicurare gli spostamenti del soggetto.
Da questo si deduce che la durata di una protesi non è legata soltanto all’usura delle componenti di cui è costituita, ma anche ad altri fattori come, ad esempio:
- l'età e il peso del paziente;
- i traumi che subisce;
- le sollecitazioni a cui viene sottoposta l'articolazione;
- la condizione della struttura ossea che la supporta.
Dobbiamo quindi separare l'analisi delle cause estrinseche (qualità dell’osso, eventuali terapie farmacologiche) da quelle intrinseche (usura delle componenti), che possono determinare la durata di una protesi di anca o di ginocchio.
Un corretto stile di vita è decisamente importante per la buona riuscita nel tempo di un intervento di artroprotesi. Per quanto riguarda la condizione della struttura ossea, invece, il suo invecchiamento può essere più o meno impattante, ed esula dal pieno "controllo" del paziente perché, con il passare del tempo, anche la struttura ossea subisce variazioni importanti, fino alla magari famigerata osteoporosi, che interessa in particolare il sesso femminile.
Quali patologie possono influire sulla durata di una protesi?
L’osteoporosi (letteralmente "porosità dell'osso) secondo la definizione operativa dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è una malattia scheletrica sistemica caratterizzata da bassa massa ossea e da alterazioni architetturali dell’osso, che portano a un aumentato rischio di fratture.
La diagnosi di osteoporosi si basa sulla misurazione del contenuto minerale osseo (BMC) e della densità minerale ossea (BMD) in particolari siti scheletrici (di solito vertebre lombari o estremità prossimale del femore). L’esame è chiamato densitometria ossea o mineralometria ossea computerizzata (MOC). La tecnica di densitometria oggi più ampiamente usata è detta DXA (dual X-ray absorptiometry).
Riguardo ai valori di BMC o BMD che definiscono l’osteoporosi, vi è consenso soltanto per le donne dopo la menopausa. In questo caso, un valore di “T-score” inferiore a – 2,5 è considerato osteoporosi. Il T-score indica di quante “deviazioni standard” il valore di BMC o BMD osservato in un soggetto è al disotto del valore medio di BMC o BMD in una popolazione di controllo, composta da soggetti sani dello stesso sesso, e giovani adulti (l’età in cui si arriva al picco di massa ossea).
Un valore di T-score superiore a -1 è considerato normale, fra -1 e -2,5 è definito osteopenia, e un valore inferiore a -2,5 è definito osteoporosi
Secondo i dati del Ministero della Salute, in Italia l’osteoporosi colpisce più di 5.000.000 di persone di cui l’80% sono donne in post-menopausa. In Italia ne sono affetti il 23% delle donne oltre i 40 anni e il 14% degli uomini di più di 60 anni.
È facile comprendere che la fragilizzazione del tessuto osseo può ridurre la resistenza dell’osso peri-protesico, con conseguente "scollamento" dell’impianto e riduzione della normale durata di vita della protesi.
Per prevenire questa patologia, si possono seguire alcune semplici regole:
- praticare quotidianamente un'attività fisica ;
- seguire una dieta alimentare con adeguati apporti di calcio;
- assumere integratori alimentari a base di Silicio Organico;
- esporsi al sole quotidianamente per un'ora, volto o braccia scoperti.
In caso di osteoporosi dichiarata, esistono terapie da seguire sotto controllo medico, come la supplementazione in calcio e/o vitamina D, i Bifosfonati, il Ranelato di Stronzio o gli estrogeni.
La celiachia, l'artrite autoimmune, i tumori e le terapie a base di immunodepressori o corticoidi possono indurre osteopenia o osteoporosi, e fragilizzare la fissazione della protesi all’osso.
Anche le allergie ai metalli possono produrre reazione di “rigetto” dei componenti e ridurre così la durata di una protesi.
Quali materiali si utilizzano per le protesi
Capita spesso che i pazienti chiedano quale sia la protesi più adatta per il loro caso ma, a dire il vero, non c’è una risposta univoca in assoluto.
Fondamentalmente, possiamo dire che oggi ogni tipologia di protesi è potenzialmente ottima, sia in termini di affidabilità che di sicurezza, garazie quindi di durata e riuscita dell'impianto.
Certo, i materiali con cui si realizzano possono essere diversi, così come le tecniche operatorie; e ogni tipologia presenta delle caratteristiche che la rendono idonea o meno al tipo di paziente e alla geometria della sua articolazione.
Fino a 20 anni fa venivano utilizzate soprattutto le protesi di tipo cementato, mentre oggi questa tipologia viene impiegata quasi esclusivamente nei pazienti molto anziani con un osso di bassa qualità in termini di robustezza e resistenza alle sollecitazioni. Questo perché ci sono altri materiali che garantiscono una maggiore elasticità e autonomia nei movimenti senza rinunciare all’affidabilità come:
- il titanio,
- la ceramica,
- il polietilene.
Ma, quando si parla di materiali per le protesi di ultima generazione, in particolare a riguardo delle protesi di anca, il discorso è un po’ più complesso, perché non esiste un solo materiale migliore di altri in assoluto, ma ci si riferisce ad una combinazione di elementi: il tipo di stelo (la parte di protesi che viene impiantata nel femore) e il tipo di cotile (la parte che viene impiantata nel bacino).
Per saperne di più, leggi questo post: Artroprotesi totale di anca: come si compone?. Per la protesi totale di ginocchio, leggi Protesi totale di ginocchio: un intervento oggi molto più semplice e sicuro.
Esistono statistiche sulla durata delle protesi di anca e di ginocchio?
In Italia il principale registro delle protesi (il RIPO) è attivo in Emilia Romagna dal 2000 e possiamo analizzare i risultati sul periodo 2000-2018, per avere una stima della durata di una protesi.
Per le protesi di ginocchio, l’analisi è stata condotta separatamente per le protesi bicompartimentali, tricompartimentali, unicompartimentali e per i reimpianti totali. La sostituzione di una sola componente (anche solo l'inserto) è considerata come un fallimento protesico; mentre la protesizzazione rotulea eseguita in un secondo tempo chirurgico non lo è, ma comporta l'uscita dell'impianto dagli esposti al rischio.
La "revisione maggiore" è quella che interessa la componente femorale e/o la componenti tibiale; mentre la "revisione minore" interessa l'inserto e/o la rotula.
La curva di sopravvivenza permette di stimare la probabilità che ogni individuo ha di rimanere nella condizione iniziale (protesi correttamente in sede) rispetto al trascorrere del tempo.
Si vede su questo diagramma che la percentuale di sopravvivenza per le protesi bi o tri-compartimentale si aggira intorno al 92%.
Per le artroprotesi primarie di anca, quelle sotto osservazione sono 87.388 e, su queste, è stato necessario reintervenire 4.254 volte. Da questo diagramma la percentuale di sopravvivenza per le protesi d’anca si aggira intorno al 88%.
Secondo questi dati è statisticamente provato che la durata di una protesi di anca o di ginocchio, per più dell'88% dei casi cumulati, supera i 17 anni.
Secondo uno studio britannico pubblicato su The Lancet nel 2019 ( How long does a hip replacement last? A systematic review and meta-analysis of case series and national registry reports with more than 15 years of follow-up), i tassi di successo degli interventi protesici sono davvero buoni: 8 protesi totali di ginocchio su 10 e 6 protesi totali di anca su 10 sono ancora al loro posto dopo 25 anni! Dati del resto abbastanza sorprendenti, sapendo che le sostituzioni delle protesi di ginocchio hanno una reputazione peggiore di quelle dell'anca, ma che sono confermati anche dal RIPO italiano.
"I pazienti chiedono spesso ai medici quanto durerà la loro nuova anca o ginocchio, e finora non avevamo una risposta", spiegava il dottor Jonathan Evans, direttore dello studio (Southmead Hospital): "Perchè le ricerche precedenti erano basate su campioni numerici molto più piccoli",.
Secondo lo studio, delle 215.676 protesi totali di anca studiate:
- l'89% è durato 15 anni;
- il 70% è durato 20 anni
- e il 58% è durato 25 anni.
Per quanto riguarda le protesi di ginocchio, il 96% delle protesi totali di ginocchio e il 77% delle protesi unicondilari (parziali) sono durate 15 anni.
Non solo durata della protesi, ma anche comfort quotidiano
Il chirurgo deve valutare attentamente lo spazio a disposizione e il tessuto muscolare per consentire alla protesi di inserirsi perfettamente e seguire i movimenti del corpo. La scelta della combinazione di materiali dipende dall’età del paziente, dal tipo di patologia, dallo spazio a disposizione e da eventuali altre patologie presenti nel soggetto.
Di fatto, oltre 100.000 protesi d'anca e più di 80.000 protesi di ginocchio sono impiantate ogni anno in Italia, a causa di patologie come l'osteoartrite, la frattura del collo del femore o la necrosi dell'anca.
E, a causa dell'invecchiamento della popolazione, queste cifre sono in costante aumento.
Gli interventi di protesi apportano generalmente al paziente un nuovo e spettacolare livello di benessere nella sua vita quotidiana e, se lo stato di salute è buono, non vi sono limiti di età per sottoporsi all'operazione. Anzi: più l'età del paziente è avanzata, più la durata della protesi sarà garanzia di una soluzione definitiva del problema.